Ma forse un dio

Ma forse un dio

1933, XI anno dell'era fascista. Ettore Sbarra, figlio di contadini analfabeti della Lunigiana, è un Balilla. Anna Della Seta, figlia di ebrei emiliani trasferiti a La Spezia per lavorare alle fabbriche d'armi, una Piccola Italiana. Quello in cui crescono i due ragazzi è il Paese del consenso, dell'opprimente indottrinamento, della retorica roboante, delle leggi razziali e della corsa folle verso il conflitto. Quando scoppia la guerra, Ettore si arruola con entusiasmo nella Milizia e parte volontario, mentre Anna vive la dura lotta contro la perdita di dignità della sua gente, tra i bombardamenti e la discriminazione che giorno dopo giorno si stringe come un cappio attorno ai suoi cari. I loro destini si sfiorano un istante dopo l'8 settembre, ma vengono scaraventati lontano dal precipitare degli eventi: la guerra per Ettore, che entra nella Decima Mas, e la deportazione ad Auschwitz per Anna. Le loro vite si toccano di nuovo nel '46, nel porto di La Spezia, quando l'Apocalisse è ormai compiuta, entrambi in attesa di andare lontano, inseguiti da un passato da dimenticare. Exodus, come l'Esodo biblico, è il nome dell'operazione che porterà verso un nuovo inizio gli scampati alla furia nazista. La città ligure, passata alla storia come la Porta di Sion, è il suo centro nevralgico. Sono tante le navi che partiranno alla volta della Terra Promessa. Ed è una sorta di giudizio universale, per chi sale e chi rimane a terra, ciascuno con i propri fantasmi e i gesti compiuti da perdonarsi. Perché il Male, per quanto grande, può essere attraversato, lasciato alle spalle. Come il mare.
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