La dea
10.000 a.C.: l'alba del Neolitico si affaccia sulle terre che prenderanno il nome di Mesopotamia. Nel villaggio di Zewi Khemi la Dea governa l'umanità e la sua legge spietata viene amministrata dalla Venerabile Madre Aster che parla in suo nome. Le donne sottomettono gli uomini con la paura: è la sopravvivenza delle tribù stesse a chiederlo. Le grandi mandrie di bisonti non calpestano più le vaste pianure, la caccia non sfama più il popolo. Troppe sono state le carestie. I maschi non impugnano più le zagaglie nemmeno per fare la guerra: ora sono costretti ad accudire le greggi. Ricavare frutti dalla terra significa la differenza tra vivere e morire, e solo le donne sanno farsene carico. Soltanto loro possono decretare che è finito il tempo delle migrazioni, delle lotte fra tribù e imporre una pace forzata sotto lo sguardo implacabile della mitica Dea. Esiste però un terribile segreto che mai dovrà essere svelato, una verità letale che può sovvertire il ferreo ordine femminile. Solo Aster, come le altre Venerabili Madri prima di lei, ne porta il fardello fino al momento in cui cederà la lunga gonna di cuoio e le preziose conchiglie cauri, simbolo del potere assoluto, alla nipote Uriel. Proprio Uriel dovrà proteggere il suo mondo ancestrale da Ahkim, il più feroce tra i maschi che vuole consumare la sua sanguinosa vendetta. E mentre Koshmar lo Zoppo e Mara della gente del fiume infrangono il tabù dei tabù, si prepara lo scontro finale che deciderà il destino dell'intera specie umana.
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