Il rumore dell'acqua
India, oggi. Raimoti avrebbe voluto fare il musicista. Invece, per pagare gli studi al fratello Madho, ha passato la vita scavando cunicoli nelle miniere di carbone, come suo padre e il padre di suo padre prima di lui. Ha inanellato i suoi giorni nel ventre della terra con le orecchie tese al "Rumore dell'Acqua", nella speranza di non sentire mai il lieve gocciolio che prelude all'inondazione. Perché Raimoti sa che la morte d'acqua è come una bestia feroce pronta a balzare sulla sua preda. Come sa che quel lago sotterraneo, tenuto a bada da pareti troppo sottili, è vicino, molto vicino al punto in cui la sua squadra ogni giorno strappa alla terra la sua "libbra di carne". Quando il rumore si farà sentire, lui sarà l'unico a saperlo interpretare. Infatti quando là sotto qualcosa cede e le gallerie si allagano, Raimoti è il primo a rendersene conto, e a tentare con tutto se stesso di trarre in salvo il suo piccolo drappello di reietti di cui nessuno si cura là fuori. Dove nel frattempo funzionari, burocrati, poliziotti, dirigenti, politici di piccolo cabotaggio si rimbalzano le responsabilità dell'incidente in un annoiato gioco delle parti. Da questa schiera di indifferenti si fa avanti solo l'ingegnere Bibhash Mukherjee che, in un gesto sconsideratamente coraggioso o solo egoista, va incontro al suo destino. E intanto là fuori, lassù, c'è chi seppellisce i suoi morti ancora prima che siano morti, soppesando con minuzia da contabile quanto si potrà ricavare dalla grave perdita.