Ritualità funeraria e convivialità. Tra rigore e ostentazione nell'Abruzzo preromano

Ritualità funeraria e convivialità. Tra rigore e ostentazione nell'Abruzzo preromano

Il consumo del vino nelle forme legate alla pratica del banchetto trasmesse dal mondo greco, è una caratteristica dell'emergere delle aristocrazie dell'Italia preromana, e in particolare dell'area tirrenica, dalla metà dell'VIII secolo a.C. Nel versante medio-adriatico della penisola italiana, però, fin dalla Prima età del Ferro si delineano caratteri autonomi nei rituali connessi alla sepoltura che, soprattutto nel territorio dell'antico Abruzzo, riflettono un complesso di norme e tradizioni fortemente radicate, nelle quali prevale la volontà di rappresentare in termini egualitari gli individui, per genere e fasce di età. Questo scopo è generalmente ottenuto con la definizione del ruolo guerriero per gli uomini adulti e di quello di rappresentanti della ricchezza familiare per le donne e gli individui più giovani. Con modalità variabili, inoltre, viene adottato un rituale legato al consumo di cibi e bevande tendenzialmente contenuto e rigoroso, ridotto spesso alla deposizione di pochi elementi vascolari. Di contro, si registrano anche spinte a rappresentare la ricchezza e il rango degli individui, che di solito coincidono con l'adozione di modelli influenzati dal mondo tirrenico o, anche, piceno. Questo lavoro intende proporre un approccio di tipo funzionale alle culture funerarie dell'Abruzzo preromano, con specifica attenzione al periodo compreso tra l'età del Ferro e arcaica e alla composizione del set vascolare.
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