Il prigioniero americano
Primavera del 1944. L'Europa è in fiamme, e sulle montagne dell'Appennino umbro-marchigiano si incrociano i destini di un uomo e una donna. Lui è il console degli Stati Uniti d'America Walter Orebaugh che, arrestato a Montecarlo sul finire del 1942 e tenuto confinato prima a Gubbio e quindi a Perugia, fugge nel gennaio 1944, per unirsi alla Brigata San Faustino, una banda partigiana composta da alcuni ufficiali dell'esercito italiano e da una schiera di giovani proletari della zona. Lei è Maria Keller, ballerina ungherese di tip-tap che nel dicembre del 1939, dopo aver girato per anni il Mediterraneo con una compagnia internazionale, è finita in carcere a Perugia con l'accusa di spionaggio al soldo dei Francesi, per poi fuggire dopo quattro anni raggiungendo i partigiani in montagna. È la primavera della grande offensiva partigiana e a Orebaugh viene richiesto di mettere la Brigata San Faustino in collegamento con il comando alleato, oltre la linea del fronte: quello che mancano sono le armi per affrontare il nemico che razzia e terrorizza il centro Italia. Ma lontano dai campi delle operazioni, dagli scontri tra i vari comandanti partigiani è la figura di Maria Keller ad agitare l'animo dei combattenti: come ha fatto a evadere? E se fosse una spia dei fascisti arrivata tra loro per spiarne le mosse? È possibile credere a quello che racconta? Ispirandosi a una storia vera, Giovanni Dozzini ricostruisce un pezzo della storia della Resistenza del nostro paese partendo da alcuni destini individuali emblematici, raccontandoci come ritrovarsi combattenti per la libertà spesso sia un caso, decidere di combattere è invece quasi sempre una scelta.