L' uccello del paradiso. Mario Mieli e la lingua perduta del desiderio
Mario Mieli (1952-1983) nel suo volo rapidissimo, bruciando limiti e barriere, ha sempre celebrato l'onnipotenza del desiderio, esplorandone aspetti a lungo proibiti e ora decisamente tabù. L'uccello del Paradiso parte da una definizione di Mieli data dallo psicanalista e scrittore Elvio Fachinelli, che molto sostenne il magistrale progetto dei Travestiti di Lisetta Carmi. Con questo termine seducente, egli rendeva omaggio al travestimento, alla capacità istrionica a teatro, alla dialettica sorprendente. Eppure al di sotto del percorso di una figura capitale del pensiero queer d'Occidente sta un sottofondo antico, per questo nel Risveglio dei Faraoni, proibitissimo romanzo a chiave, da lui stesso ostacolato e poi bloccato dalla famiglia, torna ossessiva la mitologia egizia, che percorre da un lato all'altro del Novecento l'opera di scrittori rivoltosi, che non rispettavano ruoli preconcetti o figure di comodo. Il mondo antico fu chiave per raccontare l'omosessualità per Oscar Wilde, per il barone von Gloeden, per il barone Fersen a Capri, pionieri di una sessualità alternativa, per Aldo Mieli, lontano parente, che negli anni Venti e Trenta portò in Italia clamorosamente le ricerche di Magnus Hirschfeld e venne per questo poi perseguitato dal fascismo e costretto all'esilio. L'uccello del Paradiso rende omaggio a un sognatore del desiderio, che si pensò uomo, donna, ibis, dea: appunto uccello del Paradiso.
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