Il gioco della viola

Il gioco della viola

Agar non sa dire cosa sia, eppure la mattina, quando apre gli occhi, l'infelicità preme forte sul petto. Va sempre a finire in questo modo, anche se è solo un bambino. La notte si ritrova estasiato sulla stella di Coney Island a perlustrare lo spazio in un'astronave tutta cromata in compagnia del capitano Tomorrow e poi al risveglio, come per un sortilegio, è di nuovo nel suo letto con quell'orrenda sensazione di precipitare. Dal momento in cui Mamma Pepita accende la luce con un movimento distratto della mano e Papà Lorenzo prende a sbraitare al di là delle pareti sottili della stanza, il gelo che ha intorno ricomincia a spirare e l'Isola di sughero con il bel mare blu sparisce alla vista, insieme a tutti i personaggi che la sua fantasia produce. Quando la violenza in casa si fa più sonora e la crudeltà dei giochi all'aperto dei Ragazzacci là fuori insostenibile, Agar allestisce per sé un piccolo mondo di indiani, avventurieri e cowboy, un esercito trionfante di alleati venuti via dalle pagine colorate dei fumetti con cui contrastare i nemici del barrio e far trionfare la giustizia con appena un bang di pistola. Ama l'eroismo, il valore, la rapidità delle esecuzioni ma anche la bellezza del perdono. Perché Agar a undici anni lo sa. Nei sogni questo succede. Romanzo breve, candido e feroce insieme, "Il gioco della Viola" è un omaggio ai silenzi dolorosi dell'infanzia e un inno al potere salvifico dell'immaginazione.
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