The Paris Review. Interviste. 4.
La scrivania alla quale Orhan Pamuk torna ogni giorno, con una costanza invidiabile, è rivolta verso il Bosforo, con vista sulla città vecchia, uno dei panorami più belli di Istanbul. Il suo mondo nasce qui dentro, quando è solo in una stanza e le parole arrivano come un ronzio di sottofondo, qualcosa che irrompe all'improvviso aprendo un varco. I migliori lettori, dice Philip Roth con uno stile impeccabile, da padrone di casa, cercano la narrativa per liberarsi dal rumore. Perché un romanzo è l'unico luogo in cui due estranei possono ritrovarsi nella più assoluta intimità. Da quando è stata fondata, nel 1953, The Paris Review continua a spalancare le sue porte alle tante possibilità di mondo che le più grandi voci del nostro secolo hanno creato nelle loro opere. Partendo da queste conversazioni, la rivista raccoglie racconti, aneddoti, confessioni, ritualità e segreti che ricorrono come un mantra durante la creazione. Nelle pagine di questo quarto volume di interviste, scrittori del calibro di Marianne Moore, Ezra Pound, Jack Kerouac, Philip Roth, V.S. Naipaul, Murakami Haruki, Orhan Pamuk, David Grossman si raccontano senza nascondersi, affidandosi ancora una volta alla magia che la parola crea. Introduzione di Salman Rushdie.
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