Pietro Benedetti. Un ebanista abruzzese, comunista e partigiano nella Resistenza a Roma

Pietro Benedetti. Un ebanista abruzzese, comunista e partigiano nella Resistenza a Roma

Il titolo del libro rende bene l’idea del protagonista descritto in queste pagine. Pietro Benedetti, un ebanista comunista abruzzese, si trova a voler essere protagonista della lotta di liberazione del nazifascismo a Roma. La sua bottega di ebanista si trasformò in un luogo di riunione di giovani antifascisti e divenne centro di smistamento della stampa clandestina. Il 28 dicembre 1943 fu arrestato preventivamente per delazione, confermata, qualche giorno dopo, con il rinvenimento da parte del capo della squadra politica, Domenico Rodondano, di alcune armi nel laboratorio di ebanisteria di via Properzio n. 39. Portato in Questura, Pietro Benedetti fu rinchiuso nel carcere di Regina Coeli e sottoposto agli estenuanti interrogatori di via Tasso. Le sue lettere dal carcere di Regina Coeli sono tra le più conosciute per il forte impatto emotivo e umano che hanno lasciato. Pima di morire scrive ai figli: “Dell'amore per l'umanità fate una religione e siate sempre solleciti verso il bisogno e le sofferenze dei vostri simili […] Amate la madrepatria, ma ricordate che la patria vera è il mondo e, ovunque vi sono vostri simili, quelli sono i vostri fratelli”. Il suo modo di pensare e di vivere sono ripercorsi in questo libro, attraverso le fonti archivistiche e la sua produzione documentaria: dalle prime vicende politiche in Abruzzo che lo hanno coinvolto, passando per la Resistenza romana, fino alla sua condanna a morte avvenuta nell’aprile 1944. Introduzione di Antonio Parisella.
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