Il mondo di Giacomo Bulgarelli
Non avrebbe voluto occuparsi di sport, il giovane cronista riminese quando, agli inizi degli anni Sessanta, approdo alla redazione del "Resto del Carlino", direttore un giovanissimo Giovanni Spadolini. Eppure fu l'occasione da cui nacque, oltre il giornalista che oggi conosciamo e apprezziamo, il suo innamoramento per la squadra di quella città che lo stava adottando. Erano gli anni del Bologna "da Paradiso" di Fulvio Bernardini, del Bologna di Pasciuti, Janich, Pavinato, Fogli. Tumburus, Haller, Nielsen, Negri... e soprattutto di Bulgarelli, capitano e leader, anima e testa di quel Bologna appassionatamente voluto e costruito dal presidente Renato Dall'Ara. Strutturandosi intorno alla sua figura e al suo ruolo di mezz'ala, alla sua intelligenza di regista, alla sua misura e generosità di suggeritore, il Bologna arrivò, contro tutti e contro tutto, alla conquista, nel '64, di un sudatissimo scudetto. Quella squadra, che portò il proprio contributo anche alla formazione azzurra, coagulò passioni trasversali, di "figli" naturali o d'elezione, da Enzo Biagi a Severo Boschi, da Aldo Bardelli a Pupi Avati, fino a Gianni Morandi e Lucio Dalla. Se l'intensa rivisitazione del "suo" borghese Bulgarelli è il viaggio a ritroso di Italo Cucci in un calcio perduto, i piccoli grandi fatti di sport e di vita che si intrecciarono nelle redazioni del "Resto del Carlino", di "Stadio", del "Guerin Sportivo" lo sono di un giornalismo epico, con i suoi giganti e le sue storie minime.