Sul banco dei cattivi. A proposito di Baricco e di altri scrittori alla moda
"Cari critici, ho diritto a una vera stroncatura", diceva Alessandro Baricco. "Caro Baricco, io la recensisco ma lei non mi legge", rispondeva Giulio Ferroni. E' nata così, sulle pagine di "Repubblica", una delle polemiche più accese che gli annali della cronaca letteraria ricordino. Allo scontro fra uno degli scrittori italiani più venduti e uno dei critici più autorevoli, seguirono fiumi di inchiostro, svariati 'megabytes' di blog letterari, e vere e proprie risse verbali tra semplici lettori, schierati in opposte fazioni. "E che se ne può fare lei di recensioni che del resto nemmeno ha il tempo di leggere?". Poi, Ferroni ci ha ripensato: "Baricco sta scrivendo a puntate e su "Repubblica" un nuovo romanzo che è la quintessenza del 'baricchismo'. Visto che ci tiene tanto ad essere recensito, perché non accontentarlo?". E perché non allargare lo sguardo - ha aggiunto l'editore - a quella nutrita pattuglia di scrittori alla moda, che aspirano tutti ad essere criticati, a patto che lo si faccia 'bene'? E ancora: i giornali pubblicano romanzi; e se fossero i libri a pubblicare recensioni? Ecco che il cerchio si allarga: Ferroni se la prende con Baricco e la sua "profondità di superficie"; Massimo Onofri accomuna la tripletta Niffoi-De Luca-Santacroce sotto l'etichetta del "sublime basso"; Filippo La Porta indaga sulle scarse nobiltà e le molte miserie del Nuovo Giallo Italiano; e Alfonso Berardinelli polemizza con Tiziano Scarpa: "che cos'è questo imperativo sociale che costringe tutti ad esibire tutto? Non sarà che il pudore è più sorprendente, antisociale e trasgressivo dell'esibizione?". Sul banco dei cattivi...
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