Schopenhauer e la Vispa Teresa. L'Italia, le donne, le avventure
Dopo il successo della drammatica biografia di Giordano Bruno, il germanista Anacleto Verrecchia ci svela un volto mai conosciuto prima del filosofo che è stato sempre il suo riferimento culturale: Arthur Schopenhauer. Il periodo preso in esame è quello della permanenza di Schopenhauer in Italia, diviso in due lunghi soggiorni che il libro ricostruisce nei minimi particolari. Ne viene fuori il ritratto di un filosofo donnaiolo e predone d'alcove. Oltre ai tanti indizi rintracciati da Verrecchia in documenti di varia provenienza, lo testimonia lo stesso Schopenhauer, il quale dice che in Italia non godette "solo il bello, ma anche le belle". Uno dei suoi amori italiani, cui si deve il titolo del volume, fu una veneziana di nome Teresa Fuga; ma il suo bottino annovera anche altre donne, italiane e tedesche. Pare che abbia addirittura sottratto a Byron qualche gustosa preda. Inoltre, a Firenze si sarebbe fidanzato con una giovane aristocratica, poi lasciata perché affetta da tubercolosi. Schopenhauer non era dunque "il salice piangente della filosofia", come si crede comunemente, e meno che mai un misogino, bensì una "natura demoniaca o dionisiaca, a seconda delle circostanze". A completare questo inedito ritratto è la ricostruzione dell'ambiente familiare del filosofo e del ruolo della sorella Adele, che insieme con le sue intime amiche Ottilie von Goethe e Sibylle Mertens-Schaaffhausen l'autore vorrebbe vedere, come Muse alternative, al posto delle indemoniate Lou Salomé, Cosima Wagner, Elisabeth Forster-Nietzsche.