Hitler. Una biografia
Peter Longerich pone ai lettori degli interrogativi chiave per capire meglio il nazionalsocialismo e la parabola del potere assoluto, invitando a una riflessione più sottile e inquietante sulla natura del male e dell'odio. «Tutto sembra essere stato scritto su Hitler, tutto tranne forse l'essenziale: la sua feroce volontà di conquistare il potere e di controllare il mondo.» Un genio. Così si vedeva e si definiva Adolf Hitler e così voleva essere considerato dal mondo intero. Uno psicopatico, un tiranno, per alcuni un leader carismatico: così lo hanno definito invece storici e studiosi. Tante sono state le interpretazioni accordate a una delle figure più emblematiche del Novecento, ma Peter Longerich riesce a regalarci una prospettiva ancora inedita: non quella del predestinato o del genio del male, bensì quella di un uomo qualunque che in poco più di vent'anni arriva a stravolgere la storia del Ventesimo secolo. Una vicenda essenzialmente politica che parte da un reduce deluso in una birreria di Monaco e sfocia nella conquista della Germania, in un conflitto mondiale, nella progettazione dello sterminio di massa di ebrei e oppositori e in un regime profondamente autocratico fondato sulla volontà di controllo assoluto di uomini e cose. Attraverso un'abile narrazione sorretta da un lavoro documentario ineccepibile, Peter Longerich pone ai lettori degli interrogativi chiave per capire meglio il nazionalsocialismo e la parabola del potere assoluto. Ma anche per invitarci a una riflessione più sottile e inquietante sulla natura del male e dell'odio: se un secolo fa è stato possibile che un uomo qualunque si sia trasformato nel carnefice di milioni di persone, siamo sicuri che ciò non possa più accadere? Siamo così certi che oggi non sia nato o stia nascendo l'Hitler di domani? Prefazione di Gustavo Corni.