Vascello fantasma
La cifra poetica di "Vascello fantasma" si muove tra l'assenza degli affetti perduti e la visionarietà immaginifica dei luoghi. La città dello Stretto, la sua storia reale o narrata dalle voci familiari e dalle leggende dei cantori. I flussi, le invasioni, i saccheggi, gli attraversamenti violenti che ne hanno determinato le strade e le sponde. È come se l'autrice rivisitasse con i colori e gli odori e i versi propri questa commistione di eventi, mischiando i flussi vecchi e nuovi, i vecchi e nuovi imbarbarimenti, le invasioni reali e immaginifiche. I due mari, lo Stretto, le onde, i rumori isolani, l'invasività esterna ma anche quella interiore del dolore causato dalla perdita. La poesia segue ancora la musica della corporeità. Anche nella liricità più ricercata emerge, a contrasto, l'abisso estremo del dolore o del piacere che il corpo detta. La sperimentazione del verso e la promiscuità dei suoni porta sempre al corpo, carne e sangue, e al dolore, generato dall'assenza del corpo stesso. Le ossessioni si intrecciano ai sentieri percorsi e la Città di Sabbia, lingua stretta tra le colline e i due mari, è un territorio vacillante dove i sentimenti devono farsi strada tra fantasmi e relitti.
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