Cagna
Una donna parla. Accusa. Racconta. Si appropria delle voci di più donne. Ogni voce è un istante strappato all'intimità, salvato dal silenzio, quel silenzio che è la storia delle donne. Questo testo è un tentativo di impadronirsi del diritto di espressione da parte di chi ne è sempre stato escluso, vittima di immensa violenza e indicibile dolore. E come quest'intimità, il corpo e la vergogna fanno già parte del mondo, sotto forma di fantasmi, di discorsi e di tutte le violenze che li hanno plasmati e che ora li infestano. Questo libro è un esorcismo. Per Louise Chennevière, «è un'esplorazione di queste terre dell'immaginario collettivo che modellano la nostra individualità, è un tentativo di comprendere come ci si ritrova a diventare donne un bel giorno, e perché, quando ci si credeva ormai al riparo da quel futuro prestabilito, da quel destino femminile, questo, all'improvviso, ci sbatte in faccia la sua presenza». Si tratta di sogni, di deliri della stessa donna? Di più donne? Ci sono le private, quelle donne che allietano la propria esistenza con la loro stessa immagine, con un uomo o con la maternità, e ci sono le possedute, quelle donne-mostro che si riappropriano violentemente dei loro corpi facendosi carico di quell'infamia che hanno sempre subito. La storia delle donne è dalla parte di questa "leggenda nera" di uomini infami che è, secondo Foucault, la leggenda di quelle "vite che è come se non fossero mai esistite".
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