Da Andrade a Zagorakis. Bidoni e meteore della serie A
Chi è arrivato con l'impegnativo quanto poetico soprannome di "Uragano azzurro", senza che dopo un anno intero qualcuno capisse a quale caratteristica fisica o tecnica questo poetico e impegnativo soprannome si riferisse. C'è chi, da attaccante, ha fatto un unico gol in campionato, scatenando la furia cieca dei propri compagni di squadra. Avevano scommesso sulla loro sconfitta, l'attaccante spuntato unico ignaro. Tanto, quando segna quello? Devono aver pensato. C'è chi era bello e impossibile fuori dal campo, ma sul rettangolo verde precipitava nella mera possibilità del brutto. C'è chi in patria era un celebrato fuoriclasse e giungendo qui è rimasto solo celebrato. Senza specificare con che tipo di delicati epiteti. Ma c'è anche chi ha trovato altrove montagne di gol e applausi, quando qui da noi ha raccolto solo manciate di pali a porta vuota e pernacchie. C'è un po' di tutto, insomma, in questa raccolta di protagonisti del calcio, in qualche occasione loro malgrado. Ma un unico filo rosso a tenerne unita la trama: l'essere strapagati per fare una cosa che non sapevano fare. O almeno che qui da noi non hanno saputo fare.
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