Non è successo niente
Ambientato nella sua totalità all'interno di una clinica per disturbi mentali, siamo condotti in un'intensa avventura dell'anima da una voce potente e sempre fuori dal coro, in grado di spostare a ogni riflessione il punto di vista, il punto di osservazione dal quale guardare i personaggi e la narrazione. Sono le parole, lo sguardo, del vecchio professore in pensione - al quale il lettore è affidato - a condurlo come un traghettatore sapiente, acuto e compassionevole, in un registro di linguaggi molteplici e lontani da ogni logica precostituita. E un caso urgente, gli dicono, e il professore, ottantenne rivoluzionario e riconciliatore, fa la valigia. L'istituto di igiene mentale che ha diretto per vent'anni è ancora come lo ha lasciato. Tutto com'era, serenamente illogico: un'elegia della demenza. Durante la sua permanenza accadono fatti gravi. Sei pazienti sgozzati. Apparentemente nessun movente, nessuna logica. E mentre gli inquirenti cercano una risposta razionale, l'anziano professore s'inoltra per i tortuosi camminamenti della follia, verso i sottintesi irraggiungibili nelle parole dell'unico testimone e anche verso un passato - quello dei malati ma soprattutto il proprio - costellato di sofferenze ormai ridotte al silenzio ma mai rimarginate. Ed eccolo il professore in pensione che tenta di interpretare il linguaggio dei matti per risolvere un giallo che pare sfuggire a ogni comprensione, per cogliere un segno, un'angolazione, un indirizzo.
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