Gli strumenti astronomici di Egnazio Danti e la misura del tempo in Santa Maria Novella
Con il volume, dedicato alle opere astronomiche di Egnazio Danti (1536-1586), Simone Bartolini completa un lavoro di riscoperta di questa figura davvero notevole della storia dell'astronomia. Danti, già cosmografo del granduca di Toscana Cosimo I ed esiliato da Firenze alla sua morte, lavorò alla riforma gregoriana del calendario. Fu tra i primi a credere che il sapere doveva essere divulgato non solo tra gli specialisti, ragion per cui tradusse in volgare testi classici e costruì gli strumenti sulla facciata di Santa Maria Novella, affinché tutti i fiorentini potessero valutare quanto l'equinozio astronomico (11 marzo alla sua epoca) si stava discostando da quello ecclesiastico (21 marzo). Aveva intuito che per "schiantare dai popoli la superstizione, e segnatamente i deliri dell'astrologia giudiziaria, cui il cieco volgo prestava allora tanta credenza, non è già l'uso delle minacce o dei castighi, ma bensì il diffondere lo studio delle scienze fisiche e naturali". Dopo aver ricostruito il contesto storico in cui visse Danti, Bartolini descrive accuratamente gli strumenti astronomici sulla facciata della basilica di Santa Maria Novella, curando anche gli aspetti più tecnici che fanno apprezzare maggiormente il panorama scientifico e culturale della seconda metà del '500.
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