Tutto, sempre, ovunque. Come siamo diventati postmoderni

Tutto, sempre, ovunque. Come siamo diventati postmoderni

Dall'autore del brillante Grand Hotel Abisso, una nuova storia culturale, filosofica e artistica raccontata con la stessa spigliatezza. Tutto, sempre, ovunque racconta come a un certo punto della storia dell'Occidente (grosso modo alla fine degli anni Settanta), per tutta una serie di concause, abbiamo smesso di interrogarci troppo sul sistema capitalistico, sul rapporto fra cittadino e potere politico, sull'ineguaglianza e la violenza sociale (cioè proprio sui temi sui quali avevano costruito le loro fortune i filosofi della modernità e le sinistre europee), e abbiamo abbracciato in massa un ideale di vita apparentemente più spensierato, basato su un'idea più o meno consapevole di crescita illimitata, di disponibilità continua e sfrenata di beni, innamorandoci quasi coralmente di quella che i filosofi hanno definito la "post-verità" di un capitalismo democratico e inclusivo, rispettoso delle diversità e anzi, capace di insegnare una nuova morale e di disegnare un nuovo futuro di pace e prosperità. Insomma, Jeffries cerca di raccontarci come siamo diventati postmoderni. Un libro diviso in 10 capitoli, ciascuno dei quali è grosso modo diviso in tre parti interconnesse, nelle quali vengono raccontati e contestualizzati un'opera d'arte, un evento politico-sociale e un'opera filosofica. Un libro appassionante per riflettere su un cambiamento epocale nel quale siamo ancora immersi.
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