La fascinazione della paura
«La poesia è certamente essenziale per il genere umano, ma nel corso dei secoli, tranne che nell'opera di pochi autori, ha sempre mantenuto le distanze con le zone d'ombra e con tutto il mondo ctonio dove non filtra la luce, ma dove prendono forma forze sostanziali e un'estetica bizzarra. La poesia ha rinnegato, spesso, questo mondo e per tale motivo ho voluto cimentarmi con quello che nella settima arte viene comunemente definito cinema di genere, per la precisione horror. Ho contato sul fatto che la raffinatezza lirica, potesse trasfigurare questi territori anfrattuosi, per suscitare la paura senza mostrare la violenza, almeno non esageratamente. Quel che rimane non è la deriva disturbante di molto cinema horror contemporaneo, bensì le atmosfere, le suggestioni e ovviamente le fascinazioni più profonde di un genere accattivante e bellissimo, che può trovare nella poesia un terreno fertile dove attecchire.» (l'autore). Prefazione di Francesco Gazzè.
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