Oltre l'orizzonte, insieme contrapposti
Le leggi della fisica impongono che vi sia un costante aumento di entropia nell'universo e noi due di certo non riusciamo a esserne immuni. Pertanto, nella nostra evoluzione disordinata siamo due anime affini in un tempo che però è agli estremi opposti della stessa clessidra; ivi, vi scorriamo all'interno antiparalleli verso l'orlo dell'orifizio del collo d'oca e pur essendo vicini più di tutto e più di qualsiasi altra cosa, come sempre, non riusciamo mai a sfiorarci. Le parole sono come musica su di uno spartito la cui chiave è il silenzio che ammalia i nostri occhi che si perdono gli uni negli altri in un abbraccio senza essenza: vedere ciò che si sente e sentire ciò che non si vede. Labirinti di se e di ma dipanati da un centro comune come nell'increspatura provocata in uno stagno dal tocco, seppur docile, di un sasso. Ci si incontra al limite dell'orizzonte di un tramonto e si finisce per perdersi nella sua stessa ombra per poi, ovviamente, alla successiva rotazione della clessidra ricominciare.