Corti penali internazionali e peacekeepers
Il libro mostra come l'istituzione della Corte Penale Internazionale rappresenti l'ultimo passo nel quadro dello sviluppo progressivo del diritto internazionale penale, che affianca analoga dinamica registrata nel campo del diritto dei diritti umani, entrambe orientate ad affermare, con sempre maggiore determinazione, l'emersione del rilievo giuridico dell'individuo nel diritto internazionale. Si illustra come, al fine di dare effettività a principi e valori affermatisi nel tempo, la comunità internazionale abbia operato, da un lato, assicurando la punizione dei colpevoli, prima con dei tribunali ad hoc ed ora con una corte permanente, dall'altro utilizzando lo strumento delle missioni di supporto alla pace. Il nobile tentativo di punire gli autori dei crimini più orrendi e di prevenire, con la deterrenza, simili fatti per il futuro, si scontra, però, con molti limiti ed alcune contraddizioni di principio. Tra i limiti v'è la mancanza di ratifica dello Statuto della Corte da parte di molti paesi, il ristretto ambito della competenza "ratione materiae" ed i stringenti requisiti per l'ammissibilità del caso. Ciò rende estremamente circoscritto il raggio d'azione della Corte ed assolutamente improbabile che essa venga chiamata a sanzionare le condotte dei peacekeepers, anche qualora, malauguratamente, fossero gravissime, con il rischio di trasformare le immunità in potenziali impunità.
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