La morte di Vercingetorige
La ruota si volve: ritorna al punto d'inizio. La partenza e l'arrivo sono un unico punto. Vercingetorige perde la vita, ma non invano; la sua vita passerà ad un altro uomo. L'amore se ne era andato; l'amore ritorna. Sarà un amore affatto diverso. Dove prima era univoco, adesso è doppio; ma rimane sempre amore. Passano le civiltà e i popoli, ma il cuore dell'uomo è fermo, anzi gira vorticosamente attorno a se stesso. Il movimento circolare è quello che dà senso. La linea dritta va oltre l'orizzonte a raggiungere il niente. Questa vicenda si svolge in un preciso anno, il 46 a. C., l'anno nel quale, a Roma, alla fine di settembre, viene giustiziato Vercingetorige. La sua sconfitta, avvenuta sei anni prima, aveva costituito il trampolino di lancio per Cesare, che diverrà, in assoluto, l'uomo più potente di Roma. La sua vita «migrerà» verso un altro uomo, Arrius, un uomo non più giovane, destinato da sempre alla solitudine e all'infelicità.
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