L' isola ribelle. Procida nelle tempeste della Controriforma
Uno dei maggiori studiosi italiani dell’Inquisizione ricostruisce la secolare ribellione di una piccola isola alle imposizioni della Chiesa. Una storia inedita e suggestiva di resistenza. A Procida, la più piccola isola del golfo di Napoli, i ripetuti tentativi delle autorità ecclesiastiche di introdurre le severe regole dettate dal concilio di Trento – dai battesimi amministrati il più presto possibile alla lotta alle convivenze, dal controllo dell’adempimento del precetto pasquale alla repressione delle pratiche magiche – dovettero fare i conti con una comunità ricca, vivace, aperta agli scambi e orgogliosamente attaccata ai propri modi di vita. Nelle aspre tensioni che scaturirono da questa situazione non mancarono le forzature e anche dei veri e propri orrori: per alcuni anni, ad esempio, i neonati morti senza il sacramento finirono in pasto ai cani. Il quadro complessivo restò a lungo per la Chiesa di Roma fallimentare, e il libro lo documenta ampiamente in un arco temporale lungo due secoli. Alla rinuncia all’Inquisizione, di fatto ‘abbandonata’ nell’isola già verso la metà del Seicento, si cercò di supplire con i missionari e i confessori, ma senza particolari risultati. Le vicende di Procida sono l’occasione per riflettere sul complessivo esito dei tentativi di disciplinamento religioso nell’Italia moderna. Ovunque, sia in altre piccole isole, sia nelle aree rurali, sia nelle città, le resistenze sono solidamente e vivacemente documentate e invitano a riflettere sulla straordinaria durata del ‘Medioevo’ religioso nel paese del papa.
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