Banche, banchieri e sbancati. La grande truffa dal Veneto al resto d'Italia
Una truffa che ha sconvolto la vita di 200.000 famiglie italiane. Una inchiesta nuova e penetrante che ci conduce a conoscere i responsabili diretti e indiretti del crac che ha messo in ginocchio alcune delle realtà più avanzate del Paese. «Incentrato sulla storia del crac delle due banche popolari Venete, BPVi e Veneto Banca, il libro di Mazzaro mette in ordine, collegando logicamente e interpretando alcuni contenuti di quasi 300 articoli di colleghi, tra cui molti di chi vi scrive e di Pino Dato, proprie interviste e documenti originali ma dà anche una lettura dei flop pressoché concomitanti di Banca Etruria, CariFerrara, CariChieti, Banca Marche e delle crisi di altri istituti dalla Popolare di Bari alla Carige e al Monte dei Paschi di Siena, che ad oggi non hanno ancora concluso il loro tortuoso cammino verso il salvataggio» - Vicenzapiu.com L’opinione pubblica italiana conosce soprattutto la vicenda di Banca Etruria, ma quella banca valeva meno di un ventesimo delle banche venete. Qui si parla di 210.000 risparmiatori truffati. Questo è il numero delle persone coinvolte nel crac della Banca Popolare di Vicenza e in quello di Veneto Banca. Una cifra che, per valutare il reale impatto di questa tragedia, andrebbe moltiplicata per tre, forse per quattro, visto che coinvolge interi nuclei familiari. E comunque resterebbero ancora fuori i dipendenti delle aziende coinvolte, su cui pure si è scaricato il contraccolpo. Una vera e propria tragedia che ha travolto un intero territorio, distruggendo il capitale sociale più importante: quello della fiducia. Dopo l’epidemia di suicidi che è seguita al fallimento, il dramma non è ancora finito, perché le banche sono scomparse ma i debiti restano, con oltre 300.000 ipoteche immobiliari che potrebbero essere ancora escusse. Soldi facili quelli fatti sparire dalla banche, attinti dalla laboriosità dei veneti e dalla loro propensione al risparmio. Denaro che faceva correre la locomotiva del Nord-Est finanziando speculazioni immobiliari, operazioni sui cambi, avventure imprenditoriali coperte dall’amicizia e non da adeguate garanzie. Serviti tra l’altro a pagare stipendi da nababbi a sedicenti banchieri, che la decenza oggi prima che la giustizia dovrebbe obbligare a restituire. Questo libro-inchiesta ricostruisce il meccanismo usato per gonfiare il valore delle azioni; il comportamento omissivo degli organi di vigilanza; i favori dei banchieri agli ‘amici degli amici’; il fenomeno delle ‘porte girevoli’ con cui assoldavano i controllori; le intercettazioni e i super stipendi che i vari Zonin e Consoli si elargivano; i percorsi a zig zag dei professionisti dei salvataggi bancari mancati, che prima promettono e poi si dimettono, ma prima di uscire di scena passano alla cassa; la mobilitazione mai finita delle associazioni dei risparmiatori truffati, divisi tra di loro e trascinati su fronti opposti dai loro avvocati; il ruolo discutibile del pubblico, dalla Regione Veneto al governo Renzi-Gentiloni, all’esecutivo Lega-M5S. Fino ai processi in corso e alla telenovela dei rimborsi.