Figure dell'immanenza. Una lettura filosofica del I Ching
Figure dell’immanenza. Una lettura filosofica del I Ching ci avvicina con maestria a questo oggetto per noi misterioso, agli antipodi rispetto alle nostre tradizioni, capace di disorientarci fin dal titolo: ecco un classico che non propone dogmi o valori assoluti, bensì evoluzioni e transizioni. Di tutti i libri che le diverse civiltà hanno prodotto o immaginato, I Ching potrebbe essere proprio il più insolito. Non solo per il messaggio che lo contraddistingue, ma innanzi tutto per le modalità della sua composizione: perché questo libro, originariamente, non è unitario e il suo primo disegno non è ‘scritto’. Non vi sono all’inizio parole, ma solo due segni, e i più semplici che esistano, linea continua e discontinua, intera o spezzata. Dal gioco di alternanza delle sue figure, dagli effetti di contrapposizione e correlazione, si origina il senso. In seguito, su questa combinatoria è venuto a innestarsi un insieme di sentenze e commenti che hanno finito col formare il testo che oggi conosciamo. Eppure, quello che in sé sembrerebbe così poco un libro, è servito da testo fondamentale a tutta una civiltà. In Figure dell’immanenza Jullien lo propone alla nostra riflessione, mettendo a frutto il commento a I Ching di Wang Fuzhi, uno dei grandi pensatori cinesi del XVII secolo.
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