La ragione populista
Il populismo è sempre stato visto come un eccesso pericoloso, capace di mettere a repentaglio le forme politiche di una comunità razionale. Troppo semplicistico, obietta Laclau. Bisogna superare la facile condanna ed essere consapevoli che il populismo opera di fatto nella costruzione di ogni spazio comunitario, democrazia compresa. Con La ragione populista – ormai un vero e proprio classico – Ernesto Laclau, teorico della politica internazionalmente noto, offre al lettore una sorta di compendio del suo pensiero filosofico e politico sui rapporti tra democrazia, populismo e dinamiche di formazione delle identità collettive. Il libro si struttura in tre parti. La prima ripercorre a grandi linee la storia primonovecentesca della psicologia delle masse. Nella parte centrale Laclau elabora un modello teorico del tutto originale, che si muove a cavallo tra la teoria politica di Gramsci e quella psicanalitica di Freud e Lacan. Nella terza e ultima parte l’autore passa in rassegna una interessante casistica storica di ‘incroci’ tra democrazia e populismo: dalla vicenda italiana della Lega Nord ai regimi populistici dell’America Latina, da Perón a Vargas; dalla Francia di De Gaulle alla ex Jugoslavia di Miloševic´. Tesi portante di Laclau è che «il populismo designa una logica sociale, i cui effetti coprono una varietà di fenomeni. Il populismo è, se vogliamo dirla nel modo più semplice, un modo di costruire il politico». Dunque la politica − non solo in passato ma tutt’oggi, a dispetto di quanto si tenda a ritenere − è sopra ogni cosa una faccenda di capi, di leader, di prìncipi in grado di farsi amare dal ‘popolo’, anche nell’esercizio della loro autorità.