Il futuro del capitalismo. Fronteggiare le nuove ansie
Uno dei più autorevoli economisti del panorama scientifico mondiale riflette sui fallimenti del capitalismo con una proposta pragmatica in grado di correggerne i difetti. A partire da un assunto fondamentale: oltre che produrre profitti e lavoro, per funzionare il capitalismo deve essere necessariamente etico. «In questo coraggioso lavoro, Paul Collier, eminente economista, si avventura nel territorio dell’etica per spiegare cosa c’è di sbagliato nel capitalismo e come può essere corretto.» - Michael Sandel, autore di What Money Can’t Buy and Justice Da trent’anni il centrosinistra della politica è alla ricerca di una narrativa che abbia senso per l’economia di mercato. È in questo libro - John Kay, St John’s College Oxford Nuove e profonde contrapposizioni lacerano il tessuto sociale delle società occidentali: grandi città contro province povere, élite altamente specializzate contro masse di lavoratori poco qualificati, paesi ricchi contro paesi poveri. Queste lacerazioni generano nuove ansie, nuova rabbia e nuove passioni politiche, come testimonia l’ondata di consensi ricevuti dai populisti di tutto il mondo, da Trump al partito della Brexit, sino all’estrema destra italiana. In questo libro appassionato e polemico, Paul Collier, uno dei maggiori esperti mondiali su povertà e migrazioni, prova a delineare i percorsi attraverso i quali superare queste nuove fratture economiche, sociali e culturali. Avendo vissuto tutta la propria vita a cavallo di queste faglie, prima nella famiglia operaia a Sheffield, poi ad Oxford, fino agli studi sul campo in Africa, conosce molto bene le ragioni dei fallimenti di molti economisti e delle loro proposte, spesso astratte e difficilmente traducibili in strategie concrete. Il nuovo approccio che propone ha un fondamento etico perché il capitalismo può essere salvato soltanto se saremo in grado di renderlo equo e compassionevole e non solo efficiente ed economicamente fiorente. Un capitalismo da gestire e non da distruggere, in cui la dignità e la reciprocità prevalgano sull’aggressività, la paura e l’umiliazione, caratteri tipici della nostra ‘Rotweiler society’. E per questo ci dobbiamo liberare di gran parte del bagaglio intellettuale del XX secolo e dei suoi clichés e cominciare a pensare a strade completamente diverse, adatte ai nuovi orizzonti ai quali stiamo andando incontro.
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