La catarsi in Aristotele tra mimesis e phantasia

La catarsi in Aristotele tra mimesis e phantasia

Il termine katharsis è una delle “parole fondamentali” che hanno segnato la riflessione sull’arte, e non solo, della storia del pensiero occidentale. Aristotele usa questo concetto in vari domini della sua ricerca, ma in ambito poietico compare solo in pochi passi della Politica e in una frase della Poetica. Eppure questi pochi passaggi hanno creato una storia delle interpretazioni ricchissima, che questo testo prosegue attraverso un percorso in cui emerge il carattere sovradeterminato del termine “catarsi” e, al tempo stesso, il suo scaturire da due disposizioni fondamentali dell’uomo: il mimeisthai (la tendenza naturale dell’uomo a imitare) e la phantasia. La sfida è stata quella di coniugare queste due tendenze, porle a fondamento della poiesis e del suo telos, la catarsi, e leggere, al tempo stesso, il pensiero aristotelico dell’arte in sostanziale discontinuità con l’apparato categoriale dell’Estetica moderna, in cui il termine phantasia è caratterizzato semanticamente dai concetti di invenzione e creazione.
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