Le nostre prigioni. Storie di dissidenti nelle carceri fasciste
Il momento epico della Resistenza ha oscurato nella memoria civile collettiva l'esperienza precedente della lotta non armata e sulla storia dell'antifascismo tra le due guerre è calata una coltre di silenzio. Eppure furono oltre 5000 i dissidenti condannati per le loro idee nel corso del Ventennio e proprio nelle prigioni prese forma quell'idea embrionale di democrazia che poi, attraverso le ferite della guerra e della lotta di Liberazione, si sostanziò nella Costituzione italiana, firmata, per una nemesi della storia, proprio da un detenuto politico come Umberto Terracini, che aveva subito una delle condanne più pesanti del Tribunale Speciale fascista. Attraverso la ricostruzione della vita dei dissidenti all'interno dei luoghi di detenzione del regime, il volume in venti capitoli, uno per ogni anno della dittatura fascista, ci riconsegna uno spaccato significativo dell'antifascismo in galera e le storie di un centinaio di loro, scelti tra detenute e detenuti, celebri e meno noti, di diverso orientamento politico e origine geografica, in modo da coprire tutto il territorio nazionale. Tra le cento storie raccontate, a fianco di quelle di detenuti illustri, riemergono storie ignote che intrecciano aspetti politici e sentimentali, come la lunga storia d'amore 'separata' dal carcere tra Sandro Pertini e Matilde Ferrari; il triangolo sentimentale che intrecciò le vite di Tina Pizzardo, Altiero Spinelli e Cesare Pavese; la tragica storia della coppia di comunisti Anita Pusterla e Natale Premoli, perseguitati prima da Mussolini e poi da Stalin; le disgraziate vicende di un'altra coppia separata dal fascismo, Paolo Betti e Lea Giaccaglia, e quella tormentata di Iside Viana, morta in galera di stenti e sola, o dei due fratelli Mellone, deceduti entrambi in carcere, e di tutti coloro che soffrirono per quella drammatica esperienza.