Narcisismo digitale. Critica dell'intelligenza collettiva nell'era del capitalismo della sorveglianza
Qualche decennio fa pensavamo che la Rete ci avrebbe portato oltre i limiti della cultura di massa, verso un'intelligenza collettiva fondata sulla circolazione orizzontale e democratica del sapere. Quell'utopia si è sgretolata di fronte a una serie inquietante di misfatti e miserie umane: fake news, spionaggio, odio e paranoie complottiste. Se dovessimo cercare una razionalità nella connettività digitale, dovremmo rivolgere l'attenzione all'apparato tecnico che supporta il business dei big-data. Un sistema che capitalizza il malessere del soggetto contemporaneo, il suo isolamento, le sue derive narcisistiche, il suo dinamismo sregolato sotto il comando del godimento. È possibile spostare i mezzi tecnologici verso altri fini? Oppure, per sfuggire all'alienazione, sarebbe meglio disconnettersi? E se invece scoprissimo, attraverso gli strumenti critici della filosofia e della psicoanalisi novecentesca, che la questione centrale riguarda proprio la nostra incapacità di creare una dimensione sociale comune?
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