Che ogni cosa ritrovi il suo posto
Che ogni cosa ritrovi il suo posto: Il nuovo racconto narrato da Sylvie Richterová assume i connotati di un romanzo-mondo in cui, attraverso la narrazione del protagonista Jan Lazar, il lettore affronta un complesso viaggio nella storia degli ultimi sessant'anni, un caleidoscopio di situazioni esistenziali più o meno legate alla grande storia: dal dopoguerra al crollo del sistema comunista, dalla periferia di una città morava a Roma. Attraverso episodi che aprono finestre temporali su epoche e luoghi, protagonisti indiscussi la Cecoslovacchia e l'Italia, e che seguono il sentiero non lineare dei ricordi, si ricompone il puzzle di molte vite: dai grandi vecchi della resistenza antinazista ai ragazzi cresciuti negli anni delle illusioni e del terrore staliniano, dalle suggestive illusioni ideologiche alle umiliazioni quotidiane, dal coraggio di essere liberi a ingiustizie irreparabili. È una scrittura mai banale, di grande suggestione poetica, a tratti ironica e persino comica, di quella comicità che nasce dall'inaccettabilità delle perversioni umane o dall'ottusità degli individui, dall'umana stupidità, e che la scrittrice stessa ha definito "il realismo dell'assurdo".
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