Madreparola. Risorgenze della Musa tra modernismo europeo e antichità classica
Il dono materno della parola e della voce poetiche è l'onda di una lunga memoria che, dall'Antico al primo Novecento europeo, continua a spirare. La verga esiodea della poesia - il meraviglioso ramo d'alloro fiorito, quel simbolo vegetale di fecondità e iniziazione - sta sotto l'insegna della Madre (Mnemosyne), che parla, si muove e incontra il mondo attraverso Yanodos e l'epifania delle sue Figlie (le Muse). Nel futuro-passato della tradizione, saranno, quelle Figlie, le 'jeunes filles en fleurs' della Recherche proustiana, e ancora parleranno al giovane poeta - quasi si rinnovasse in lui la figura millenaria del kouros-cantore - nell'universo creativo della figurazione rilkiana. Il canto delle donne al poeta (così Rilke intitolava uno dei suoi Neue Gedichte), da Fattrici a Fattore, è Terribile: esso rievoca e ridice, per chi "fa" con le sole parole, la gestazione della vita, quella creazione del vivente che, nella lingua dell'uomo, prenderà il nome di "anima". Il "canto delle donne" e il movimento del loro pensiero sono the Voice o fLanguage, il flusso sonoro del mondo che Joyce, memore quant'altri mai dell'oralità omerica e dell'epos, catturerà, di nuovo (come fosse un'ultima volta?), nel suo libro-poema, restituendoci, in Molly-Penelope, il ritmo immemoriale e incessante della mente creativa.
Al momento non disponibile, ordinabile in 3 settimane circa