La filosofia e la grande guerra
Il centenario della Grande Guerra (1914-1918) non è materia soltanto per gli storici di professione. Anzi: secondo questo volume il primo conflitto mondiale incarna un evento ancora incompiuto - i suoi effetti culturali si riflettono tuttora nel presente - di cui innanzitutto la filosofia dovrebbe avere la forza di farsi carico. Se dal punto di vista della conoscenza storica possiamo dire di sapere tutto, o quasi, del primo conflitto mondiale, ancora ci sfuggono le ragioni più profonde della catastrofe che, quanto più approfondiamo, tanto più testimoniano che la prima guerra mondiale rappresenta un'emorragia della storia. Le celebrazioni del centenario, d'altronde, tranne rare eccezioni, dimostrano che la plateale incapacità di fare i conti con il massacro di cent'anni fa - la guerra risulta per lo più oggetto di un'estenuante e futile carovana di rievocazioni - dipende innanzitutto da un corto-circuito tra il sapere storico e la politica che tende ad anestetizzare il valore genealogico e profetico della carneficina della prima guerra della tecnica. Che cos'è la prima guerra mondiale per gli autori di questo volume? Esplorando il valore dei suoi luoghi simbolici (le trincee e la terra di nessuno, ecc.), delle nozioni che ci ha lasciato da pensare (mobilitazione totale, pulsione di morte, irrappresentabilità estetica dell'orrore), delle emozioni che ha trasformato (aggressività, angoscia, coraggio, noia, paura)...
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