Il silenzio della polvere. Capitale, verità e morte in una storia meridionale di amianto
Negli anni Ottanta, in una piccola città del Meridione interno, centinaia di giovani vengono radunati su di un piazzale in periferia. A tutti coloro che hanno meno di vent'anni viene chiesto di fare un passo in avanti: un'impresa, costituita per l'occasione, li assumerà per effettuare una delle operazioni più inquietanti della storia industriale del nostro Paese. A mani nude, senza mascherine né tute protettive, decoibenteranno dall'amianto - in pieno centro abitato - poco meno che l'intero parco rotabile (vagoni ed elettromotrici) delle Ferrovie dello Stato. L'indagine socio-etnografica di URiT ricostruisce attraverso le biografie dei sopravvissuti (operai e abitanti del quartiere, molti dei quali gravemente ammalati), le omertà e i silenzi delle istituzioni di controllo e del ceto politico locale: una vicenda apparentemente incredibile, che può essere invece considerata un paradigma delle modalità attraverso le quali alcuni territori, economicamente e socialmente "deboli", sono stati costituiti in sede privilegiata per la localizzazione di lavorazioni pericolose.
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