Scrivere le cose stesse. Merleau-Ponty, il letterario, il politico

Scrivere le cose stesse. Merleau-Ponty, il letterario, il politico

Cos'è la scrittura? Qual è il suo rapporto con il pensiero? Come restituire le cose nella parola? E qual è il legame fra questa parola e la relazione con gli altri, l'agire collettivo? La filosofia ha sempre incontrato queste domande, ma le ha spesso aggirate, concependo il suo linguaggio come un semplice strumento, trasposizione di qualcosa già pensato e posseduto in modo chiaro e distinto. Maurice Merleau-Ponty ci ha mostrato invece una filosofia che mette in questione il suo essere scrittura, che ragiona attraverso la letteratura e usa consapevolmente formulazioni letterarie per tentare di rendere la vitalità dei fenomeni e l'esperienza delle «cose stesse». Con Merleau-Ponty non solo la riflessione intorno all'espressione - da intendere come cifra dell'avventura umana e forma di comunicazione che lega esseri e cose - si impone con tutta la sua forza, ma lo stesso testo filosofico è costretto a spingersi ai suoi limiti, per dire la nostra commistione con il mondo ed esibire il carattere produttivo e intimamente sociale della parola. Così, esplorando il rapporto fra la filosofia e la dimensione letteraria in Merleau-Ponty, analizzando le figure che utilizza e cercando di individuare una sua particolare retorica, facendo leva sui suoi testi meno conosciuti, postumi, inediti e sui più recenti studi critici, questo lavoro non si propone solo di gettare un nuovo sguardo su uno dei pensieri più affascinanti del Novecento, ma anche di riprendere il suo sforzo per esplorare il rapporto fra scrittura e filosofia nelle sue profonde implicazioni ontologiche e politiche, per arrivare a pensare nuove istituzioni dell'essere sociale. Prefazione di Renaud Barbaras.
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