Watsuji Tetsuro e l'etica dell'inter-essere. La costruzione di una relazionalità intersoggettiva
Watsuji Tetsuro (1889-1960), allievo di Nishida Kitaro e membro periferico della "Scuola di Kyoto" incarna perfettamente il caso dell'intellettuale giapponese in prima fila negli anni compresi tra le due guerre, figura controversa per diversi decenni dopo. Il caso in questione è particolarmente significativo, dal momento che il sistema filosofico di Watsuji è stato in tempi più recenti "purificato" dalla responsabilità di un presunto geo-determinismo, riconoscendone invece il carattere pionieristico che guarda ad una sorta di costruttivismo sociale. Un processo lento di revisionismo storico, basato sulla reinterpretazione delle fonti originali (che erano state spesso ignorate), ha fatto infatti nuova luce sul pensiero del filosofo. La teoria della coesistenza relazionale è oggi studiata e ripresa in più aree epistemologiche, come espressione di un nuovo cosmopolitismo. La dimensione intersoggettiva della sua Etica, basata sull'idea di una "coesistenza relazionale" (o di mediazione tra il Soggetto e l'in-betweenness), è stata analizzata attraverso la teoria del ningen aidagara (inter-relazionalità) rintracciabile in Fodo ("Clima e cultura", 1935) e in Ningengaku toshiteno rinrigaku ("Etica come studio antropologico", 1935). L'etica dell'inter-essere e la ricerca di una nuova soggettività storica antitetica alla tradizione occidentale si rivela in grado di abbracciare l'idea occidentale del Dasein heideggeriano con quella di coesistenza relazionale del filosofo giapponese.
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