Società civile in Iraq. Retoriche sullo «scontro di civiltà»: una ricerca sul campo
Di Iraq, oggi, si parla assai meno. L'agenda setting dei grandi media internazionali ha ormai mutato di rotta: l'escalation afghana, ma soprattutto la tremenda crisi economica che stringe in una morsa l'Occidente e la bruciante sensazione di fallimento che accompagna ormai le sensazioni del pubblico sull'Iraq, hanno condotto a un progressivo abbandono del tema. Dallo schermo scompare non solo la politica irachena con le sue contraddizioni: si offuscano progressivamente volti e paesaggi umani, quella società alle cui vicende e al cambiamento epocale che le attendeva, pure, i media di tutto il mondo ci avevano così lungamente appassionati. Cosa ne è dunque di quella società? Cosa ne è, oggi, di quel cambiamento? Larga parte dell'incomprensione occidentale del "mosaico Iraq" sembra fondarsi sull'assolutizzazione dell'elemento geopolitico da un lato e di quello culturale dall'altro: un paese dotato di "risorse strategiche ingentissime", preda di un popolo animato da atavici risentimenti etnico-religiosi e/o tribali... In aperta contrapposizione a tale schema "orientalista", la presente ricerca, condotta attraverso la somministrazione di questionari sul terreno e numerose interviste a testimoni privilegiati, tenta di restituire un volto concreto alla società locale, testandone i legami complessi con la cultura "globale" e con le dinamiche politiche proprie del dopoguerra e della resistenza all'occupazione. Con molte sorprese...
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