Guerre solo ingiuste. La legittimazione dei conflitti e l'America dal Vietnam all'Afghanistan
La giustificazione della guerra ha retto, sin dall'antichità classica, su capisaldi e logiche convergenti. Più o meno tutte le elaborazioni hanno ambito all'universalità, come è proprio delle teorie politiche, da Platone in avanti. Pressoché tutte hanno finito con l'interloquire altresì con i poteri pubblici, civili e militari, delle rispettive epoche. Di recente, la discussione converge, inevitabilmente, su Michael Walzer perché con tale pensatore la teoria della guerra giusta giunge a uno snodo decisivo, nel senso addirittura di un "superamento" della elaborazione scolastica e giusnaturalistica, fondandosi su due concetti inediti, essenziali nella geopolitica odierna: quello di guerra preventiva e quello di supreme emergency. La storia dà conto che ogni epoca ha fondato propri miti, funzionali e necessari. Tenendo conto di tale profilo, si tratta di definire allora quanto la teoria di Walzer, che costituisce appunto la più compiuta esposizione della dottrina in età contemporanea, sia stata in grado di intercettare, dopo il Vietnam, le istanze dell'America ufficiale.
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