La selva dei morti
Prigioniero politico a Buchenwald, Johannes assiste all'annientamento di ogni forma di umanità, alle torture fisiche e mentali, alla degradazione di cui sono vittime principali gli ebrei, e si rende conto di quale terribile strada abbiano intrapreso il suo Paese e la sua gente. Il crollo psicofisico causatogli dai lavori forzati, congiunto agli sforzi di familiari e amici, ne consentiranno il rilascio: Johannes dovrà tuttavia promettere il silenzio su quello che ha visto. Ernst Wiechert, scrittore già assai noto all'epoca, fu internato a Buchenwald nel 1938 dopo essersi pronunciato in difesa di un pastore luterano che si era esposto contro il regime, e fu rilasciato dopo alcuni mesi a condizione di non fare più opposizione. Il carattere fortemente autobiografico del romanzo, filtrato dalla narrazione in terza persona, lascia emergere con grande efficacia l'angoscia e la disperazione, alleviate soltanto dall'aiuto inatteso e dall'amichevole compassione dei compagni di sventura, in pagine comunque capaci di liberarsi dall'odio e dal risentimento.
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