Vetri dal Museo Salviati. Magiche trasparenze dalla donazione Tedeschi
Chi percorre il Canal Grande nota, poco prima del bacino di San Marco, sul lato destro, non molto distanti l'uno dall'altro, un palazzo cinquecentesco e un palazzetto del tardo Ottocento, ambedue con la facciata rivestita da mosaici di tessere vitree vivacemente colorate. Sono gli unici due edifici privati veneziani così decorati, testimoni di una straordinaria avventura vetraria, durata più di centoventi anni. Palazzo Barbarigo ospitò il decollo di Antonio Salviati come imprenditore a partire dal 1859 e il suo consolidamento economico a seguito dell'arrivo di soci inglesi. Fu grazie alla coraggiosa iniziativa di Salviati che i vetrai muranesi trovarono il sostegno economico per riappropriarsi delle raffinate tecniche del passato e che avvenne il rilancio della vetraria veneziana nel mercato internazionale. Nel 1877 Salviati, recedendo dall'azienda, fondò una nuova impresa ugualmente specializzata in prodotti vetrari, la Salviati dott. Antonio, che trovò la sua sede definitiva in un palazzetto sul Canal Grande. Il palazzetto fu poi la sede della società dei figli e dei suoi continuatori. Nelle ampie sale d'esposizione e vendita della palazzina Salviati e di Palazzo Orio Semitecolo Benzon si potevano ammirare fino agli anni ottanta del Novecento gli splendidi prodotti della vetreria dell'azienda, taluni risalenti agli anni venti e trenta e altri ai decenni seguenti.