Italia e Svizzera dal 1945 al 1970. Commercio, emigrazione, finanza e trasporti
Tradizionalmente molto variegati, intensi e improntati alla stabilità e alla continuità, i rapporti economici tra Italia e Svizzera conobbero un particolare sviluppo nei primi decenni del secondo dopoguerra. Tramite un'analisi ad ampio spettro, che considera non solo gli scambi commerciali, i rapporti finanziari e gli investimenti svizzeri nella Penisola, ma anche l.emigrazione italiana in terra elvetica, i trasporti e le vie di comunicazione, l'autore mostra come le relazioni bilaterali rivestissero un'importanza notevolissima per entrambi i Paesi, che costituivano l'uno per l'altro uno dei principali partner economici. Di grande interesse è il forte peso assunto dalle operazioni illecite - perlomeno da un punto di vista italiano - nel corso degli anni '60: le merci di contrabbando arrivarono a costituire fino a un quinto delle esportazioni elvetiche nella Penisola, e la fuga di capitali italiani verso la Confederazione, che portò alla nascita della piazza finanziaria di Lugano, raggiunse livelli talmente elevati da incidere sulla bilancia dei pagamenti italiana. Per l'Italia del boom economico, che esportava oltre confine sia fondi occultati al fisco sia lavoratori del Mezzogiorno, le relazioni con la Svizzera rappresentarono dunque lo specchio delle contraddizioni di una modernizzazione ancora incompiuta.