Modelli di gestione per le aziende di beni culturali. L'esperienza delle soprintendenze «speciali»
I problemi gestionali delle aziende dei beni culturali rappresentano una tematica recente, ma non certo nuova, per le discipline economico-aziendali. Al contempo risulta ancora difficile o particolarmente lenta l'affermazione di una cultura aziendale in questo comparto, di fatto predominio di storici dell'arte, architetti, archeologi, ecc. L'importanza del patrimonio culturale del nostro paese e lo stato in cui versa sembrano indicare, invece, una decisa apertura alla valorizzazione più che all'esclusiva tutela, in una visione sistemica, tipica delle scienze aziendali e non solo, in grado di aumentarne la fruizione tra il pubblico, coinvolgendo anche altri stakeholders come i privati e le imprese. Anche in tale contesto si sono così affermate, nel tempo, prospettive aziendaliste, che hanno caratterizzato sin dagli anni '90 tutti i settori della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici. Esse si sono focalizzate in netta prevalenza nell'analisi dell'azienda-museo, analizzandone i classici aspetti organizzativi, contabili e strategici. Il comparto in oggetto si caratterizza però, soprattutto a seguito dei diversi provvedimenti normativi, per una pluralità di forme gestionali e di attori coinvolti, che disegnano un quadro complesso ed articolato, in cui le caratteristiche di "azienda" si ritrovano non solo nel contesto museale. Da qui l'interesse del presente lavoro per un istituto centrale nella governance dei beni culturali.