Reputazione e rischio reputazionale in economia. Un modello teorico
Quando la reputazione diventa una manifestazione di fiducia essa rimpiazza la "conoscenza" e si sostituisce al calcolo della probabilità sovrapponendo inevitabilmente ambiti indagabili scientificamente con aree di derivazione metafisica, quindi classificabili tra le affermazioni etiche, ideologiche o di fede. La sommatoria di questi elementi genera delle ambiguità, le quali si riverberano sugli studi del fenomeno. L'ipotesi teorica avanzata in questo libro si propone di separare gli uni dagli altri per mezzo di un modello che utilizza alcune note intuizioni classificatorie elaborate in ambito probabilistico dal matematico Bruno de Finetti. Il punto d'approdo raggiunto è che la "buona" reputazione, intesa nella sua modalità "classica", ovvero come fiducia circa il rispetto di dettami etico-morali, sia priva di valore intrinseco per un'impresa (o per un individuo). Essa, infatti, si fonda sul dogma attraverso il quale si asservisce la realtà. Risponde a delle esigenze di coerenza con impianti astratti formulati a prescindere dagli obbiettivi da raggiungere, e quindi, non comporterebbe sempre e comunque un elemento di pericolo. Un'ipotesi di lavoro che impone di riformulare la nozione economica di "rischio reputazionale".
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