Evoluzione dell'Alleanza atlantica verso un ampliato e rafforzato occidente
L'autore esamina l'origine e lo sviluppo dell'Alleanza Atlantica, che fermò nel dopoguerra le ambizioni egemoni di Mosca costituendo a tal fine un temporaneo strumento militare deterrente, la NATO, per organizzare le forze difensive dei paesi membri. Egli ritiene che terminata la guerra fredda con la dissoluzione dell'URSS, la NATO avrebbe dovuto sciogliersi per missione compiuta, e osserva che gli Stati Uniti, convinti di aver raggiunto il definitivo controllo di un mondo ormai unipolare (teoria della fine della storia), preferirono mantenere le ormai superflue strutture NATO (truppe, comandi, aeroporti, ecc.) in un'Europa (di cui si scoraggiava a tal fine il processo unitario) come retrovia di operazioni estranee all'area coperta dall'Alleanza. Secondo l'Autore questa decisione emarginò l'originale Alleanza e la NATO divenne lo sgradito simbolo delle infelici iniziative unilaterali di Bush, che però fecero presto emergere l'insufficienza delle risorse militari statunitensi. A suo avviso oggi sarebbe urgente rilanciare il prestigio e l'autorità dell'originaria Alleanza Atlantica riorganizzandola sui due equivalenti pilastri degli Stati Uniti e dell'Europa, accantonando la superata NATO e alleandosi con i vicini paesi di analoga cultura (sudamericani, arabi e russi) per generare un rinnovato potente Occidente capace di assicurare pace e prosperità all'emergente e instabile nuovo mondo multipolare.
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