La città, la natura, il mistero
Il volume prende le mosse da un concetto di natura, sempre più schiacciata da quelli che sono i brutali processi di antropizzazione oggi in atto, e di urbano, come teorico punto di arrivo di un percorso che - sotto la spinta delle tecnologie meccaniche - avrebbe dovuto dare una soluzione moderna alle richieste di mobilità. Il risultato appare, invero, assai sconcertante. Una crescente polverizzazione di modelli di città al cui interno i soggetti appaiono sempre più meri spettatori di scelte mai condivise, spesso emarginati in spazi difficilmente decifrabili. Un insieme di percorsi, di mutazioni, di sopraffazioni, di ingorghi tecnologici e di piaghe di povertà che spingono i singoli alla ricerca di luoghi dove immaginare qualche residuo re-immaginativo. Di fronte a un urbano effimero e sempre più immerso in un'aura di mistero, l'uomo cerca situazioni che gli permettano di liberarsi da una condizione oppressiva di indifferenza per scoprire qualcosa di tangibilmente persistente. Alla volatilità della vita quotidiana egli vorrebbe contrapporre soluzioni improntate alla massima certezza. Il naturale - ancora fonte di proprietà non disvelate - lo affascina terribilmente: cresce quindi, all'interno del massimo di urbanità e all'apice della parabola illuminista, il numero di coloro che rincorrono spazi di rinserrata condivisione e rassicurazioni feticistiche. Equivoca risposta a quello che potrebbe essere immaginato come il domani della "fine della città".
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