Intellettuali, dittatura, razzismo di stato
Quale atteggiamento hanno avuto gli intellettuali nei confronti del razzismo di Stato novecentesco? Che consapevolezza hanno avuto di quanto accadeva? I cinque saggi qui raccolti intendono contribuire a rispondere a questi quesiti ripercorrendo le significative vicende di alcuni filosofi e intellettuali nel contesto dei regimi totalitari e razzisti. La figura di Giovanni Gentile viene così considerata tenendo conto in particolare della legislazione del 1938, un passaggio decisivo nella storia del fascismo, che però non venne riconosciuta come tale dal filosofo. Diversamente da Gentile (la cui posizione rifletteva quella di larga parte dell'intellettualità italiana del periodo), Julius Evola, il più conosciuto e discusso tra i razzisti italiani, costruì una sistematica teoria della razza. Giorgio Levi Della Vida fu invece vittima delle leggi razziali dopo essere già stato discriminato nel 1931 per le sue idee, quando fu tra i pochissimi professori universitari che si rifiutarono di prestare il giuramento di fedeltà al fascismo. La riflessione filosofica di Adriano Tilgher, uno dei primi e più acuti interpreti del fascismo e della relazione tra esso e la filosofia gentiliana, è l'espressione esemplare di una cultura resa politicamente innocua e poi lasciata relativamente libera di svilupparsi secondo modalità inoffensive. Completa il volume un profilo di Jean Améry, vittima del razzismo di Stato e interprete critico del ruolo svolto dagli intellettuali nel XX secolo.
Al momento non disponibile, ordinabile in 3 settimane circa