E osano chiamarci clienti. Dal disservizio alla truffa
Chiamare cliente una persona è impegnativo. Comporta delle responsabilità. Fra chi vende e chi compra avviene una transazione, cioè un'operazione commerciale. Ma, il presupposto di qualsiasi scambio è l'incontro, la relazione tra persone, cioè un legame, per quanto debole e temporaneo, di reciprocità, che non riguarda la transizione, ma che è alla base della relazione, aggiunge allo scambio economico il valore simbolico proprio dei rapporti umani. Fiducia e simpatia, cioè l'empatia, personalizzano sicuramente le transazioni di mercato. Al giorno d'oggi, tutto il marketing, particolarmente quello dei servizi, aiutato dalla pubblicità, si presenta come relazionale. Ma, basta recarsi in banca, cercare di mettersi in relazione con il Servizio Clienti di una compagnia telefonica, prendere il treno o l'aereo e andare in vacanza, per sperimentare sulla propria pelle clamorose smentite della tanto sbandierata customer care. Lo testimoniano anche le lettere inviate dai titolari ai quotidiani, per lamentarsi del trattamento che ricevono come clienti e che l'autore privilegia come citazioni a sostegno della propria tesi. Proprio mentre diventa sempre più facile, grazie alle tecnologie della comunicazione, conoscere cosa vuole il consumatore, si sta diffondendo una vera e propria cultura del disservizio.
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