Bullismo e percezione della legalità. Operatori delle scienze psicosociali, del diritto ed educatori a confronto
Il termine bullismo, dall'inglese bullying, è usato per etichettare gli atteggiamenti di prepotenze e angherie ripetuti in ambito scolastico, di cui sono vittime i ragazzi più deboli. Il fenomeno del bullismo è sempre esistito, pur se ignorato o sottostimato, ma da qualche tempo se ne parla molto, forse perché è stato scoperto dai mass media e di conseguenza ha avuto una nuova "visibilità". Si ha così l'impressione, non verificabile a causa della mancanza di dati riferiti al passato, di un aumento dei casi. Ormai tutti riconoscono i danni dei comportamenti bullistici sulla salute mentale non solo delle vittime, ma anche sugli stessi bulli, i cui comportamenti di prepotenza sfociano sempre più frequentemente in gravi reati contro la persona. E doveroso perciò che la società si interroghi sulle ragioni di queste violenze. Qual è il ruolo degli adulti coinvolti nel problema? Genitori, educatori, servizi e giudici sono preparati e attenti ad arginare il fenomeno in famiglia, a scuola, nel contesto delle comunità e, se necessario, nei tribunali? Il dibattito su questi temi sta diventando articolato ed appassionante, coinvolgendo giudici, insegnanti, medici, psicologi, ricercatori e sociologi. Questo libro avvincente mette a confronto ad ampio raggio gli approcci, le analisi e le proposte dei maggiori studiosi che se ne sono occupati in Italia.
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