Aristocratici e servi. Riflessioni sulla disuguaglianza nel lavoro
Per molti lavorare si riduce spesso ad una sequenza di compiti regolata da procedure, certo non di stampo tayloristico ma che comunque risolvono in maniera prescrittiva il problema di cosa fare, quando farlo, come farlo. Il lavoro è cambiato e cambia in continuazione, nelle sue caratteristiche oggettive, ma anche dal punto di vista soggettivo, nei significati che assume per i lavoratori, nei legami di appartenenza con la propria organizzazione, nella "parte di sé" che ciascuno può mettervi. Osservando questi mutamenti, possiamo riflettere sul tema della qualità intrinseca del lavoro di oggi, un lavoro che sembra liberato, ma che forse ha perso molti dei suoi significati. Questa disuguaglianza è un problema? L'Autore crede di sì e individua alcuni tipi di lavoratori (mercena-ri, "in transito ", flessibili, stabili e fedeli) destinati a ruoli e prestazioni in cui si esprime, in maniera spesso irreversibile, la dualità del lavoro, suggerendo poi alcune linee guida per delineare lo spazio di un "bel lavoro", a partire dal fatto che le risorse soggettive - capacità e competenze, motivazioni, relazioni, aspettative, speranze - sono ancora il patrimonio più importante cui attingere.
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